mercoledì 23 gennaio 2008

Distorsione alla caviglia

I traumi distorsivi rappresentano la grande maggioranza delle lesioni dell’articolazione tibio-tarsica. La distorsione più comune è quella che riguarda i legamenti laterali della caviglia, caratterizzata da una forte ed incontrollata supinazione del piede.

Qualsiasi sia l’entità del danno, come primo intervento è importante fare riferimento al metodo R.I.C.E. (VEDI ARTICOLO).

Seguirà una fase di immobilizzazione, di cui: durata, metodo e tipo, saranno in una funzione del livello del trauma.

Successivamente, per favorire il pronto recupero, è bene attenersi ad alcuni criteri guida, lavorando:

- per il miglioramento della capacità di forza della muscolatura (muscolo tibiale anteriore e muscoli peronieri) allo scopo di favorire la stabilità dell’articolazione;

- per il recupero della propriocettività (dal punto di vista motorio, un trauma articolare con sintomatologia dolorosa provoca una diminuzione delle capacità di comando e di controllo dell’articolazione, viene pertanto a mancare il controllo del movimento, con alti rischi di ulteriori incidenti, ecco spiegata la necessità di un intervento rieducativo finalizzato alla riprogrammazione neuromotoria, ossia al recupero propriocettivo);

- per il graduale recupero dei gradi articolari, nei margini consentiti dal dolore.

Già in condizioni di immobilizzazione forzata possono essere eseguite le “contrazioni flash”(contrazioni muscolari isometriche della durata di circa 8 secondi), che in una situazione di lavoro statico assicurano risultati sia dal punto di vista della forza muscolare, sia da quello del recupero della propriocetività.

Da quando il piede può essere caricato, anche se solo parzialmente, assumono un’importanza fondamentale gli esercizi su tavole basculanti, che saranno eseguiti, come prima fase, da seduti e con carico molto ridotto, successivamente, da posizione eretta, ma in appoggio ad un supporto ed infine con carico completo (recupero della propriocettività in situazione dinamica ed rieducazione al carico).

L’ultima fase del recupero riguarda la forza dei flessori plantari del piede ed il movimento dell’articolazione in flessione plantare ed in prono-supinazione (gradi articolari), in considerazione che i valori di forza e di lavoro dei flessori dorsali devono essere di circa il 33% di quelli espressi dai flessori plantari. A tal fine, i primi esercizi sono rappresentati da contrazioni massimali isometriche con una durata fino ad anche 40 secondi, per passare poi ad esercizi isotonici contro resistenze elastiche ed infine a lavori isocinetici a velocità medio-basse.

Raggiunti valori di forza e di mobilità articolare sufficienti, chi fa sport può cominciare il lavoro per recupero del gesto sportivo.

Fine prima parte



Nei prossimi giorni parleremo del recupero del gesto sportivo e dei bendaggi funzionali a scopo cautelativo e dell’utilizzo di fisioterapia e fitoterapia.

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